Otto Perotto
Care teste fiorite vorrei chiudere con voi questo anno di letture insieme con una proposta un po’ particolare.
L’anno si rincorre, giorno dopo giorno, con le novità editoriali in uscita, ne ho ragionato spesso, la cosa va benissimo per il ruolo che provo un pochino ad avere rispetto all’aggiornamento editoriale, ma credo vada un po’ meno bene se fa scaturire l’idea della rincorsa alla novità…. La grandezza della letteratura sta, anche, quando si tratta di libri di un certo tipo, nello stare, nel restare, nel continuare ad essere significativa e significante per i proprio lettori e lettrici. Le persone, tutte, passano, i personaggi restano e possono diventare compagni di viaggio di generazioni diverse o della medesima persona ad età diverse della vita, non è straordinario?
Oggi dunque vi propongo un libro “vecchio”, un fuori catalogo che chissà se mai tornerà in catalogo, un libro della mia infanzia che mi permette di fare una serie di riflessioni, esterne e interne al libro. Parto dalle esterne: recuperare un libro di valore fuori catalogo non vuol dire non essere aggiornati ma essere attenti e non dimenticare, non lasciarsi travolgere; recuperare un libro di valore fuori catalogo vuol dire avere anche l’occasione di entrare in una biblioteca, valutare i suoi fondi e eventualmente sperimentare il prestito interbibliotecario, insomma vivere l’indotto del libro in maniera diversa. È vero, in questo caso restano fuori le librerie e me ne scuso, sostengo le librerie quasi 365 giorni all’anno e mi perdoneranno se per qualche manciata di questi giorni mi dedicherò ad un patrimonio librario fuori commercio da scoprire in modi diversi.
Il libro che ho scelto per voi oggi è Otto Perotto di Cecco Mariniello edito dalle ormai non più esistenti Nuove Edizioni Romane in cui uscirono alcuni dei libri italiani per bambini e bambine più belli di sempre.
Ho scelto Otto Perotto seguendo il mio orecchio acerbo, ricordo esattamente il momento in cui lessi e rilessi questo libro, ricordo l’incanto e il desiderio di portarlo sempre dietro, non ricordo nulla di nulla della sua trama (ancora una volta ripetiamo insieme “la trama è soltanto un’illusione” 🙂 ) eppure ricordo che questo è stato un pezzetto fondamentale della mia crescita di lettrice e immaginatrice.
Ho scelto Otto Perotto perché a fronte di questo ricordo così preciso, e al tempo stesso così sfumato, mi ritrovo oggi, da adulta che fa un mestiere particolare intorno al libro, ad avere tra le mani un libro estremamente articolato e complesso di cui davvero non saprei dire cosa e quanto la me bambina abbia compreso di fatto ed è esattamente questo il valore intrinseco dell’esperienza di lettura che voglio ricordare con voi: cosa e quanto la me bambina, così come un qualsiasi bambino o bambina oggi, abbia compreso a livello cognitivo e logico di una storia (magari complessa) non solo non mi importa ma credo abbia un valore davvero relativo di fronte al dato oggettivo che quella storia, in qualche modo, ha camminato dentro di me, resta con me da quasi 37 anni in modo che nulla ha a che fare con gli strati più superficiali dell’intelligenza, lei, la storia, l’esperienza di lettura, viaggia a livelli molto ma molto più profondi.
Ma arriviamo al libro. Otto Perotto prende il titolo da uno dei suoi personaggi, la storia è interamente narrata da quattro punti di vista diversi: una principessa (o che si crede tale), l’ingegner Otto Perotto, il giovane naturalista Narciso Fiori e Gian Mimì il coniglio. Ogni pagina del libro, ad eccezione dell’ultima, è costruita in quattro parti, ognuna racconta la storia di un personaggio, sempre rigorosamente in terza persona con narratore onniciente ma sempre ognuno per sé.
A leggere le quattro storie, pagina dopo pagina, si ha la sensazione di avere a che fare con quattro storie separate e invece, a leggere bene i dettagli si scoprirà che le storie sono una unica storia che però, seguendo un punto di vista diversi (bravo il narratore a sentire così bene le voci interiori dei personaggi) sembra raccontare la medesima storia come se fosse quattro storie diverse.
E poi ci sono loro, le immagini, a tenerci saldi sulla via dell’interpretazione che vede i 4 personaggi coprotagonisti di una medesima storia per quanto ognuno di loro, evidentemente, stia vivendo una storia tutta sua nel profondo della propria immaginazione.
Otto Perotto è racconta un’avventura in barca che forse avviene per davvero forse solo nell’immaginazione ma si tratta comunque di un racconto, anzi quattro, d’avventura per altro con dei risvolti molto attuali che vi lascio scoprire.
Ogni lettore e lettrice può scegliere quale storia predilige, con quale personaggio immedesimarsi, se leggere per intero la storia di un solo personaggio per volta o di quattro insieme… insomma la libertà di lettura e di interpretazione dà le vertigini e complica la lettura ed è proprio per questo che, credo, il libro risulta così intrigante, una sfida alla deduzione all’interpretazione, una specie di puzzle in cui è il lettore o la lettrice a decidere come sistemare i pezzi, qui non c’è un’unica soluzione data.
Ecco, Otto Perotto mi è parso il libro perfetto per chiudere quest’anno ed aprire il nuovo, all’insegna del potere delle storie che non temono il trascorrere degli anni e alla faccia del mercato che si intasa di libri brutti (quelli che su teste fiorite non troveranno mai spazio), all’insegna della complessità narrativa capace di incantare una bambina, alla faccia di chi vuole semplificare perché “tanto non capiscono le storie complesse”.
Insomma, non so se lo avete capito ma chiudo e apro quest’anno ribadendo il mio impegno politico dalla parte dei piccoli e giovani lettori e lettrici e della letteratura, vorrei inaugurare in questo nuovo anno una rubrica dedicata ai fuori catalogo, vediamo se ne sarò capace, per il momento vi abbraccio e saluto con Otto Perotto, ci rileggiamo il 2 gennaio, ma già domani ci sarò con un libro nuovo per chi è iscritto alla newsletter dell’Innaffiatoio!