Qualcuno mi aspetta dietro la neve
Qualcuno mi aspetta dietro la neve è il racconto di Natale che non ti aspetti.
Qualcuno mi aspetta dietro la neve è il racconto di Natale che non ti aspetti e che per questo li supera tutti. Sì, proprio così, Qualcuno mi aspetta dietro la neve è uno dei racconti di Natale più belli che abbia mai letto e non solo perché è sorprendente per alcuni versi ma perché è una vera piccola meraviglia da godersi nella lettura autonoma e nella lettura ad alta voce.
Qualcuno mi aspetta dietro la neve è un racconto scritto da Timothée de Fombelle, illustrato da Thomas Campi e edito da Terre di mezzo con la traduzione di Maria Bastanzetti.
Le rondini non festeggiano il Natale.
Questo l’incipit del libro, lapidario e perfetto per farci capire che sì, siamo nel periodo di Natale ma c’è qualcosa di anomalo: al centro di questa narrazione, in questo momento, c’è una rondine che di solito non festeggia il Natale perché in quel periodo dell’anno è già migrata con le sue simili in Africa. Un incipit per sottrazione, per negazione, molto molto efficace.
Dunque il primo personaggio che incontriamo in questa narrazione è una rondine, una rondine che, per un qualche motivo che forse ci sarà dato capire alla fine del libro (non sperate che ve lo sveli) ha deciso di non migrare a sud ma di intraprendere una cotromigrazione da sola verso nord…
Gloria, lei, non aveva niente di tutto ciò.
Non aveva mai fatto il nido, mai avuto piccoli.
Le importava poco di sopravvivere: lei viveva
E poi c’è lui, Freddy d’Angelo, autista di un autobus di gelati per una ditta in fallimento che riesce a non parlare anche per 100 giorni. Vive totalmente da solo e isolato nel suo furgone di gelati quantomai fuori dal tempo e dallo spazio sia perché a dicembre i gelati sembrano abbastanza fuori stagione, sia perché sta compiendo il suo ultimo viaggio per un’azienda che, prospera un tempo, sta chiudendo i battenti.
Infine c’è lui, il terzo personaggio di questa narrazione, quello che consentirà ai primi due di ritrovarsi, quello che darà il senso profondo ai due viaggi apparentemente privi di senso di Gloria e Freddy d’Angelo.
Dunque ricapitoliamo: è la vigilia di Natale, Freddy fa il suo ultimo viaggio e torna a casa dove lo aspetta una cucina vuota, un mangiacassette in cui inserire la medesima cassetta di canzoni natalizie che ascolta in camion, e una lampadina sfarfallante; Gloria fa il suo viaggio contro natura e apparentemente senza motivo in cerca di un bambino senza un braccio che una volta, in Africa l’ha salvata e chissà che fine ha fatto da allora, quel bambino a cui deve la vita, di anni ne sono passati, eppure… e poi c’è lui, questo terzo centralissimo personaggio che appare a pochissime pagine dalla fine, un migrante dall’africa, senza un braccio, che si è infilato di nascosto nel camioncino di Freddy per raggiungere in maniera clandestina un posto migliore di quello da dove è partito.
Freddy e Gloria fanno, a loro modo, il loro ultimo viaggio, Gloria, esausta e infreddolita dal viaggio intrapreso senza motivo apparente si va ad incastrare per scaldarsi nel motore del camioncino di Freddy facendolo rompere. Gloria non ce la farà, Freddy troverà il guasto al motore che ha bloccato il sistema di raffreddamento del camioncino e solo così entrambi, inconsapevolmente, riusciranno a salvare il ragazzo senza un braccio.
Siamo alla vigilia di Natale, mentre fuori si sentono canti e cori provenire dalle case e dalla vicina chiesa, mentre Freddy si appresta a consumare la sua solita cena preconfezionata da solo, senza parlare da quasi 100 giorni, mentre Gloria muore, ecco che qualcosa di nuovo accade, una vita viene salvata, anzi due, qualcuno ritrova il senso di vivere per accudire un’altro essere vivente.
Vedetela come volete, a me sembra che Qualcuno mi aspetta dietro la neve abbia tutto il senso profondo della natività, nel senso dell’attesa di qualcuno o qualcosa di nuovo che nasce. Lontano dagli sfarzi, dai festeggiamenti, arriva un essere che nessuno vuole e che cambierà la vita di chi lo accoglierà. Qui non c’è solo il Natale cristiano, c’è anche un senso dell’accoglienza dell’attesa messianica ebraica, c’è quello spirito profondo delle feste religiose che però può riverberare anche in una religiosità laica fatta di attenzione all’altro e accoglienza. Chi può cambiarci la vita può arrivare quando meno ce lo aspettiamo e nel luogo meno atteso e sfarzoso, può essere chi, se lo vedessimo per strada, non riconosceremmo mai, anzi…
La delicatezza del racconto di Fombelle, accompagnato dalle bellissime illustrazioni di Campi, ha ben poco di religioso nel senso classico, eppure… In questo racconto in terza persona che racconta in modo così netto, pacato e pulito da sembrare scarno la storia di tre creature diverse le cui strade si intrecciamo, c’è, in totale e meravigliosa assenza di retorica, il senso profondo della vita, quella che arriva, a volte, quando si è già grandi.
Non saprei se ho amato di più il personaggio di Gloria o di Freddy d’Angelo (e non so se i nomi sono i medesimi nell’originale ma il loro senso intrinseco non ci può sfuggire) certo è che questo racconto ha bisogno di entrambi, così opposti e apparentemente contrari da riuscire in quello che sembra una coincidenza salvifica e che invece, se ammettiamo che il caso non esiste, è salvezza e basta.
L’uccello era morto.
Ma, nel palmo della mano, Freddy avvertiva ancora l’energia della lotta e dei viaggi, il rilassamento che segue i grandi sforzi. Per la prima volta, sentì le lacrime riempirgli gli occhi… La certezza che finalmente stava accdendo ciò che aspettava: vita che si incrociano e lo sfiorano da vicino. Un avvenimento. Qualcosa.
Non sperava più. Si lasciava semplicemente portare da questo presentimento. Mise con delicatezza l’uccello nel taschino della camicia e scese dalla scala.
Quello che seguirà, nella sua semplicità e prosaicità, nello squallore del contesto della cucina di Freddy, è pura poesia e io, per questo Natale in arrivo, vi auguro di poterlo leggere e sentire con i vostri occhi e il vostro cuore e di tenere questa narrazione al caldo dentro di voi ogni giorno della vostra vita.