Racconti al crepuscolo

Questo post è scritto da Elena Poletti, in collaborazione col suo blog Immaginarie, che cura la rubrica “Libri in lingua” in uscita il primo sabato del mese.

Sta arrivando. La senti nell’aria, alla radio ed entrando nei negozi. È la stagione delle feste del solstizio d’inverno, che da noi significa principalmente Natale, e Natale culturalmente porta con sé tanti elementi contrastanti, a prescindere dalla sua origine religiosa.

Per la rubrica di questo mese condivido con voi due libri illustrati che abbracciano, a livello di ambientazione e spirito, l’essenza della stagione fredda, dell’inverno astronomico che sta per iniziare. Uno dei due ha anche qualcosina che ha a che vedere con il Natale, ma non in modo classico, perché non è incentrato sulla sfera della festa. L’altro invece ha al suo centro il compleanno di un bambino e la dimensione del dono, anche se non mette a tema il Natale.

Sono due albi intessuti in questo tempo di giornate corte e natura che dormicchia. Quel tempo di buio e freddo, che non a caso nelle culture dei nostri lontani antenati veniva esorcizzato attraverso rituali incentrati sulla luce e sul sole che, dopo il solstizio, inizia a ritornare.

Il primo libro viene dal Regno Unito, ed è una chicca che ho scovato della grande Shirley Hughes, pubblicata nel 1993. Si intitola Stories by Firelight, racconti alla luce del fuoco, insomma, ed è una raccolta di poesie e racconti nella quale, come sempre per questa autrice, l’illustrazione gioca un ruolo da protagonista.

Se in altre raccolte (un paio ve le avevo raccontate qui)  Hughes celebra le atmosfere della stagione natalizia nel suo stile piacevolmente retrò, qui troviamo, invece, un insieme di brani di poesia e racconti che si legano al periodo invernale, ma con dentro più ombre e luce crepuscolare, e non per questo meno affascinanti. Sono pagine che traboccano della bellezza delle sue tavole, che qui virano verso palette più grigie e fredde del solito, con qualche tocco di calore. 

I racconti più lunghi sono due. Nel primo, una bambina che si trova in convalescenza al mare d’inverno, probabilmente in Scozia, ascolta la storia di una selkie – una creatura ibrida tra umano e foca – e della sua vita struggente, divisa tra mare e terra. Nell’altro, le feste sono passate, e un bambino insieme al nonno si prepara ad accendere un falò con l’albero di Natale. Questa occasione diventa anche un momento catartico per il nonno, vedovo da poco, che deve fare i conti con i ricordi e con la sua nuova vita.

Un paio di racconti brevi ci portano in una sorta di ‘dietro le quinte’ della storia della natività. In uno, è il pastorello più giovane a svegliarsi, con il canto degli angeli e la loro luce. In un altro, di ambientazione contemporanea, sbirciamo dentro la locanda che rifiutò di dare ospitalità a Maria e Giuseppe. 

Al centro del libro troviamo, invece, un racconto silenzioso (intitolato A Midwinter’s Night Dream, strizzando l’occhio a Shakespeare) le cui tavole inizialmente ci ricorderanno, forse, La cucina della notte di Maurice Sendak. Seguiamo un bambino in pigiama in un sogno notturno molto animato, mentre si muove dentro scenari surreali, nei quali gli ambienti quotidiani si trasformano lasciando spazio al fantastico, tra meraviglia e spavento.

Alcuni brani di poesia fotografano altre situazioni e sensazioni invernali – dai bambini che passano, con un brivido, davanti ad una casa abbandonata, forse infestata, al vecchietto che, come in una personificazione dell’Inverno, attraversa il bosco ricoprendo la natura di un manto di gelo.

Il secondo libro di cui vi racconto arriva dalla penna della celebre illustratrice e autrice belga Anne Brouillard, che nell’ultimo anno ha iniziato a diventare sempre più conosciuta anche da noi. Di Brouillard, nei mesi scorsi, vi avevo già presentato qui nella rubrica la serie a fumetti che inizia con La Grande Forêt: Le Pays des Chintiens e l’albo illustrato Petit somme.

Tra le pagine di Pikkeli Mimou (L’Ecole des Loisirs, 2020) ritroviamo alcuni personaggi e ambientazioni che abbiamo conosciuto nel volumetto Killiok (Babalibri, 2024), oltre che nella serie del Pays des Chintiens.

 È una mattina innevata e Killiok – iconico cane nero che è, anche, omaggio ai Mumin di Tove Jansson – si ricorda che il giorno dopo sarà il compleanno del suo amico Pikkeli Mimou, un bambino (forse un elfo) che vive da solo, immerso nel cuore del bosco. Si ingegna, allora, per preparare una torta e un regalo per il suo amico, e si organizza per partire all’alba e arrivare da lui la mattina successiva per festeggiarlo.

Brouillard è maestra nell’inventare mondi e nel dare loro respiro e ritmo. In un piccolo racconto pieno di calore, entriamo prima nella cucina dell’indaffarato Killiok, accogliente nella sua luce soffusa, ricca di dettagli che ci aiutano ad entrare nello scenario, tanto da sentire quasi il profumo del dolce che cuoce in forno. Seguiamo, poi, il nostro protagonista in una camminata nella neve, tra sensazioni che suoneranno familiari a chi ha vissuto l’esperienza di partire presto al mattino in inverno, quando è ancora buio e il mondo sembra addormentato.

Nella seconda metà di questo piccolo albo delizioso, gli amici si incontrano, festeggiano Pikkeli Mimou e poi riposano insieme prima di ripartire. Ritroviamo anche Veronica, amica di Killiok che è tra i protagonisti de La Grande Forêt. È un racconto privo di grandi eventi, tutto incentrato, senza didascalismi, sul legame tra gli amici, sul conforto del trovare rifugio insieme e di sapere di poter contare sempre l’una sull’altro.

A presto, teste fiorite, vi auguro un inizio-inverno di coccole e di pace!

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