Una volta, un giorno
“C’era una volta”
Così inizia quest’albo, in modo tanto classico da segnare l’originalità della costruzione narrativa e linguistica dell’albo che vi racconto oggi, il penultimo libro per quest’anno.
Si intitola Una volta un giorno è di Giusi Quarenghi e Simona Mulazzani, edito da Panini, ed è un albo illustrati di poesia, una lunga poesia pura che trova completezza di suono senso e forma nell’illustrazione.
C’era una volta una mano, era rimasta appesa a una porta e bussava bussava
Poi arriva l’occhio che volava volava
e il piede che girava girava
e via così, la struttura procede e gioca sempre nel medesimo modo con le parole e tra le parole, anafora della struttura ed eco del verbo finale creano un effetto di ripetizione che dà sicurezza e pone una domanda: dove andrà a parare la poesia? Si ripeterà così fino alla fine o accadrà qualcosa?
Tutto procede con lo stesso ritmo, apertura dopo apertura, fino all’arrivo del desiderio che si era fidato del mondo e aspettava, aspettava… quanto può aspettare un desiderio e cosa può aspettare un desiderio prima di realizzarsi?
Ed ecco che lì, proprio al centro dell’albo, all’apice della parabola della costruzione delle pagine, la poesia curva, cambia del tutto sistema di uso delle parole…
Tra il prima e il dopo le parole del “prima” tornano tutte ma “funzionano” in un altro modo e portano il mondo a significare e a collaborare con le parole in un modo originario: la porta diventa un tamburo che fa risuonare il muro, il piede trova un gemello e inventa un ballo tarantello, il treno incontra il mare e il delfino impara a fischiare, e il desiderio?
Per provare a dire cosa mi fa venire in mente la struttura di questo albo proverò a dire quale verso mi richiama alla mente e perché:
“Poiché non potevo fermarmi per la morte
lei gentilmente si fermò per me”
Sono due versi della Dickinson che mi offrono lo spunto per sintetizzare il senso che ho trovato in questo libro fatto di suoni, sensi e immagini che restituiscono suoni e sensi: poiché non poteva il mondo fermarsi per il desiderio, fu lui gentilmente a fermarsi per me e chi non ha troppo da fare può saltarci dentro e imparare a sognare.
E se vi state chiedendo quale sia il desiderio sappiate che dovrete immaginarlo da soli, alla Quarenghi e alla Mulazzani preme solo ricordarci che è lì che “salta e ride e cerca anche te”.
Ed ecco un altro libro che mi viene in mente, un libro con un desiderio al centro che riesce a modificare tutto ciò che incontra: ve lo ricordate Il treno di Bogotà di Piumini? Ecco, sarebbe bello provare a sentire come suonano vicine queste due letture, una poesia e una narrativa illustrate con un desiderio al centro, un desiderio che si esprime a parole e che trascina la realtà con sè, sia essa fatta di parole o anche di azioni.
In questo scorcio di 2024 mi piaceva l’idea di quasi lasciarci, domani ci sarà l’ultima recensione dell’anno, con la parola straordinaria di Giusi Quarenghi in questo albo che ci ricorda, grazie anche alle tavole significanti della Mulazzani, che le cose, le parole, le azioni hanno un senso ma possono averne anche tutt’altro, che le cose possono accadere in un modo atteso ma anche in un del tutto inatteso o mai immaginato, che i desideri possono fermarsi per noi se noi non riusciamo a fermarci per loro.
C’era una volta una parola, una mano, un treno, che facevano solo ciò che ci si aspettava da loro ma un volta, un giorno, tutto cambio, siete pronte, care teste fiorite a seguire questo cambiamento e a proporlo e metterlo in atto con i piccoli e giovani lettori e lettrici che avete la fortuna di avere tra le mani?