Io e la lettura
Riconoscere, costruire e celebrare la nostra identità di lettori e lettrici.
Questo post è scritto da Loretta de Martin che cura la rubrica “tra prima e poi” in uscita il primo giovedì del mese con cadenza bimestrale.
Non saprei dire quante volte nelle mie prime, a metà ottobre, ho sentito la frase “Prof, ma a me non piace leggere!” non appena le mie alunne e i miei alunni preadolescenti scoprono che nelle mie ore si leggerà molto, tutti insieme, ciascuno per conto proprio.
Se infatti si abbandonano con entusiasmo alla routine della lettura ad alta voce, non posso certo dire lo stesso del tempo dedicato alla lettura autonoma. Almeno non per tutti e tutte.
Poi, a poco a poco, con il passare dei mesi, succede: qualche lettore o lettrice prima recalcitrante alza la testa dal libro, si guarda attorno e si rende conto che sì, leggere non è poi così male.
No, non si tratta di un miracolo ma di una serie di scelte che l’insegnante compie e che, come tessere di un puzzle, vanno a incastrarsi per costruire un ambiente favorevole alla lettura.
Oggi vi racconterò della prima di queste scelte, un filo rosso che si intreccia a tutte le altre che compiamo nel laboratorio di lettura tenendole insieme e donando loro un orizzonte di senso: dedicare del tempo al riconoscimento, alla costruzione e alla celebrazione della nostra identità di lettori e lettrici.
Riassunto di una sessione di lettura autonoma nel Reading Workshop
Nella mia scuola aderiamo all’iniziativa “Lasciami leggere a scuola” fin dal primo anno in cui Roberta l’ha proposta alle scuole, ma nelle mie classi alla lettura autonoma vengono dedicati anche i primi dieci minuti di ogni mia lezione e un’ora alla settimana, solitamente una sesta ora.
Come le altre sessioni di laboratorio, anche questa comincia con una minilezione (10-15 minuti) in cui insegno una strategia (o, quando necessario, ripeto una strategia già proposta che deve ancora essere interiorizzata).
Mentre durante la lettura ad alta voce presento principalmente strategie di comprensione e interpretazione del testo, l’ora di lettura autonoma è dedicata a strategie più “trasversali” che hanno come scopo il riconoscimento e la costruzione dell’identità dei lettori e le lettrici, la conoscenza dell’oggetto-libro e della sua filiera, la capacità di esplorazione, scelta e abbandono di un libro, la costruzione di resistenza nella lettura. Inoltre ricordo loro, anche durante consulenze individuali, che le strategie apprese durante la lettura ad alta voce possono essere applicate anche a ciò che leggono in solitudine.
Terminata la minilezione, le lettrici e i lettori prendono il libro che stanno leggendo o ne scelgono uno nuovo dalla biblioteca di classe, si accomodano dove preferiscono (al posto, sotto il banco, sotto la cattedra, in fondo all’aula, sotto una capanna fatta di banchi…) e si immergono nella lettura. C’è chi si porta cuscino e copertina, chi ha con sé il kindle, chi ascolta un audiolibro, chi preferisce leggere in coppia, chi si fa consigliare da me o da un compagno, chi discorre sottovoce con le amiche di una lettura in comune… autentica vita da amanti della lettura condensata tra le pareti di un’aula scolastica, luogo in cui ancora troppo spesso la lettura è estranea o, se presente, “puzza” di obbligo, di compito da assolvere.
Preparare il terreno: riconoscere la nostra identità da lettore e da lettrice
“Stupido è chi lo stupido fa”, diceva Forrest Gump nel celebre film. Lo stesso principio può essere applicato a diversi ambiti dell’esistenza, lettura compresa: lettore è chi il lettore fa. Aggiungerei: e chi come lettore e lettrice viene trattato.
Ecco perché prima ancora di presentare i libri della biblioteca di classe, quando i miei nuovi alunni e alunne hanno ancora negli occhi lo sguardo di chi un po’ rimpiange le vacanze appena finite e stanno cominciando ad abituarsi alla routine del laboratorio di lettura ad alta voce, propongo di indagare il loro rapporto con la lettura per far emergere ricordi piacevoli e spiacevoli, persone, luoghi, soddisfazioni, fatiche.
Lo scopo è comprendere che tutti, sia chi legge molto sia chi legge poco, condividiamo la passione per le storie e quindi siamo lettori e lettrici “in potenza”, ma anche riconoscere che non è sempre vero che leggere è bello: leggere, per chi non è allenato, è una gran fatica e continuare a ripetere come un mantra quanto sia bella la lettura è doppiamente controproducente perché ci rende poco credibili e perché invalida l’esperienza di chi per vari motivi fatica a entrare in una storia, ne mina l’autostima e ammanta la lettura di un’aura di sacralità, la fa sembrare inaccessibile se non a pochi eletti. Insomma, tutto il contrario di quello che vogliamo: una lettura democratica.
Per prima cosa proietto alla LIM questa pagina del mio taccuino, la leggo e la commentiamo. Mi soffermo sui ricordi e sulle persone che sono state importanti nella mia storia con la lettura, sui luoghi in cui amo leggere, sulle storie che mi piacciono, sui miei periodi di distacco dalla lettura, sui libri abbandonati, su quelli goduti e condivisi.
Quindi do loro un po’ di tempo per completare lo stesso organizzatore grafico, avendo l’accortezza di fermare ogni tanto il loro lavoro e chiedere a chi se la sente di condividerne un pezzettino, in modo che anche chi non trova le idee possa trarre spunto da ciò che ascolta.
Solitamente a questo punto termina l’ora, quindi rimandiamo alla settimana successiva la condivisione delle nostre esperienze. So già che ci saranno molti interventi, molti pensieri faranno da specchio ad altrettanti pensieri, e alla fine ogni membro della comunità riconoscerà di essere a tutti gli effetti un lettore, una lettrice. Magari con un passato burrascoso, magari in lotta con i libri, ma su questo si può lavorare e lo faremo insieme.
Ora dopo ora: costruire e celebrare la nostra identità da lettore e da lettrice
Questa prima indagine andrà ripresa, rilanciata, approfondita spesso durante l’anno. A volte basterà un semplice accenno: “Quando leggete vi è mai capitato di… ?”, altre potremmo proporre spunti di riflessione più strutturati, per esempio sui luoghi della lettura, sulle cose che ci infastidiscono mentre cerchiamo di concentrarci e su quelle che ci infastidiscono all’interno di una storia: “Non sopporto quando un personaggio… e voi?”. Insomma: ogni occasione è buona per raccontarsi attorno ai libri e costruire così una più solida identità di lettrici e lettori.
Identità che è bene anche celebrare con proposte gioiose, come per esempio la realizzazione di un cartellone raffigurante un albero, oppure una casa o una fontana o tutto ciò che ci detterà la fantasia, a cui appendere dei cartoncini a forma di foglia (o di mattone o di goccia….) in cui scriveremo titolo, autore/autrice e tre parole che descrivono il libro appena terminato. E, a maggio, possiamo organizzare una merenda letteraria in cui scambiarsi consigli per le letture estive, spesso più efficaci delle liste di libri compilate da noi, anche di quelle più aggiornate.
A fine anno, quando ormai tutte e tutti avranno avuto almeno un’esperienza positiva con un libro, chiederò loro di scrivere la loro prima autobiografia da lettori e lettrici.
Ma, come direbbe Michael Ende, questa è un’altra storia, e dovrà essere raccontata un’altra volta.
Letture per approfondire
- Linda Cavadini, Loretta De Martin, Agnese Pianigiani, Leggere, comprendere, condividere. Guida all’analisi del testo narrativo, Sanoma 2021
- Linda Cavadini, Loretta De Martin, Agnese Pianigiani, L’avventura più grande. Leggere e scrivere il mondo, voll 1, 2, 3, Sanoma 2023 (Si tratta di un’antologia per la Scuola secondaria di primo grado)
- Jenny Poletti Riz, Silvia Pognante, Educare alla lettura con il WRW. Writing and Reading Workshop. Metodo e strumenti per la scuola secondaria di primo grado, Erickson 2022