Una notte un assassino
Avete presente quando un libro vi cattura così tanto da inquietarvi?
Quando avete tra le mani un giallo con un assassino di mezzo e la sospensione dell’incredulità è talmente forte che fate fatica a leggerlo prima di addormentarvi?
Ecco, per me, Una notte un assassino di Malika Ferdjoukh con la straordinaria traduzione di Chiara Carminati edito da Pension Lepic, è stato un libro così, un libro che mi ha catturata, inghiottita, spaventata, e sorpresa come raramente mi capita. Insomma, aimè, non sono una lettrice ingenua ormai da più di due decenni e quando leggo le tecniche le vedo, mi soffermo sulle forme, non è così semplice che il libro mi travolga e basta e mi chieda di tornare a posteriori ad analizzarlo.

Con Una notte un assassino è andata proprio così.
Provo prima a dire in due parole di cosa narra il libro e poi provo a entrare poco poco poco dentro per invogliarvi il più possibile a leggerlo.
Si tratta di un giallo, ma con una forma strana, una prolessi interessante tale per cui sappiamo chi sarà l’assassino sin dalla prima riga, quello che non sappiamo, e che continuiamo ad aspettare pagina dopo pagina, è chi sarà la vittima e… se sarà solo una… Tenendo conto che il filo narrativo parallelo è quello di una famiglia ebrea, una sera poco prima di Natale, in cui i genitori sono a teatro e 5 bambini restano a casa da soli… potete capire che la tensione si alza senza freno. Non vi dirò nemmeno sotto tortura cosa succede e come finisce il libro, naturalmente però posso dirvi che ben oltre la metà della narrazione si sommerà ai due principali fili narrativi intrecciati un terzo filo, del tutto inatteso, sorprendentemente giocato, con tutta la sua forza mortifera, in senso salvifico.

Quando subentra questo terzo filo a complicare l’intreccio ci porta dritto dritto nei ricordi di un’anziana che appena chiude gli occhi ricorda di una vecchia signora di 15 anni che rischia di addormentarsi e di morire sotto il gelo e la fatica del campo di concentramento. Dalla calda casa piena di bambini casinisti che vogliono tanto la Channukkià, il candelabro della festa ebraica di Channukkà, quanto l’albero di Natale, ci troviamo proiettati in tutt’altro contesto in cui la componente ebraica, anzi meglio, antisemitica diventa centrale.
Il giallo fondato sulla personalità straordinariamente costruita del signor N. assassino sin da bambino, ad un certo punto vira e diventa qualcosa di più…
Ogni singolo personaggio di questo libro come, a dire la verità, di ognuno dei libri della Ferdjoukh, autrice sopraffina, andrebbe studiato e seguito per come è costruito e come si muove nel tempo e nello spazio, quello che più mi ha colpita di questo libro è la scrittura, il tono del narratore, l’arguzia e l’ironia dei dialoghi, la perfezione dei personaggi secondari come le due vecchie signore zitelle che si lamentano sempre dei bambini.
Quando capita di incontrare libri come Una notte un assassino mi muove un moto di gratitudine estremo per quanto può essere grande un libro, quando ben scritto, quando forte la sua capacità di trascinare.
Lo so, i libri di Pension Lepic non sono semplicissimi da recuperare in giro per l’Italia ma io vi auguro davvero di recuperarne una copia per voi e i vostri ragazzi perché questo libro è bellissimo e ha una quantità di ganci eccezionali, a partire da genere di appartenenza apparente, per giovani lettori e lettrici.
