Bambina nera sogna

Care teste fiorite,

oggi vi propongo un romanzo, ma un romanzo davvero particolare sotto diversi aspetti… a partire dalle forma non propriamente narrativa.

Il libro che vi propongo oggi non è una novità ma un libro che non dovrebbe per nessuna ragione mancare sugli scaffali di una libreria di classe, di scuola, di casa, di bookshop.

Oggi provo a trovare qualche parola per parlarvi di Bambina nera sogna di Jaqueline Woodson edito da Fandango con la traduzione di Chiara Baffa, un romanzo, come recita il sottotitolo in copertina, diviso in cinque parti in cui l’autrice ripercorre e racconta la sua infanzia tra i traslochi da nord a sud degli Stati Uniti e viceversa.

Si tratta di un romanzo, è vero, come tale lo potete leggere e probabilmente come tale vi resterà nella memoria ma di fatto è scritto in versi, ogni “capitolo” se così possiamo chiamarlo, all’interno di ognuna delle cinque sezioni che dividono il tracciato cronologico della narrazione, è una poesia, o, quantomeno, una composizione in versi con un suo titolo proprio.

La struttura dunque che il romanzo in versi prende è quella, apparentemente, di una raccolta di poesie solo che qui il confine tra la prosa e la poesia è praticamente impossibile da definire, i versi portano avanti la narrazione nello spazio tempo proprio come se fossero passaggi interni di un romanzo tradizionalmente inteso. Inoltre se alcune di queste “poesie” (si lascio le virgolette perché non me la sento del tutto di definirle così) usano davvero una costruzione poetica, altre invece sembrano essere pura prosa che diventa versificazione solo perché le frasi vanno a capo… cosa che per altro è l’unica definizione possibile di poesia da quando, nel Novecento, è nato il verso libero.

Cosa racconta la Woodson in questa strana forma narrante e narrativa?

L’autrice ritrova la Jaqueline bambina insieme a tutta la sua famiglia, il nodo della narrazione è la famiglia d’origine, quella materna più di quella paterna – non a caso il libro si apre con il suo albero genealogico, ripercorrendo la vita di una bambina nera che, nei periodi di vita nel South Carolina dove tornerà a vivere con i fratelli e la mamma per un periodo piuttosto lungo e non solo, si scontrerà quotidianamente con il fatto di essere nera e di avere una famiglia vissuta nell’apartheid e nello sfruttamento e disprezzo da parte della società bianca.

Il nucleo del razzismo è decisamente centrale in Bambina nera sogna, un titolo che in sé tiene già tutto, il titolo originale è Brown girl dreaming: al centro c’ una bambina che sogna e il suo essere nera in questa possibilità, capacità, volontà di sognare non è secondario il “brown” dell’originale così come il “nera” dell’italiano è decisamente centrale.

Ma altrettanto centrale qui è il tema della scrittura: questa bambina sogna di scrivere, di raccontare storie, la sua storia, in primis, quella che, di fatto, compone questo romanzo in versi. Sostanzialmente quello che abbiamo tra le mani è il sogno realizzato di questa bambina diventata scrittrice e che per raccontare se stessa, la sua propria storia d’infanzia e di scoperta della propria identità in seno e poi oltre la propria famiglia, ha scelto il verso invece che la prosa ma mettendo giù versi come se mettesse giù capitoli di prosa.

Scrivere #1

E più facile inventare le storie

che metterle per iscritto. Se le racconto a voce,

le parole vengono fuori da sole. La storia

si sveglia e cammina per la stanza. Si siede su una sedia,

accavalla una gamba sull’altra, dice,

Mi presento. Poi comincia a parlare.

Ma se mi piego sul mio quaderno,

solo il mio nome

mi viene facile. Ogni lettera scritta con cura

tra le righe celesti. Poi c’è solo spazio

bianco e aria e domande del tipo: Come si scriveva

mi presento? Provo e riprovo

finché non resta che il rosa

dei pezzi di gomma e un buco

dove doveva esserci una storia.

Non è magnifico? Io trovo affascinante quando i canali linguistici e i generi si intrecciano, quasi si accalcano, mescolano le carte e ci impediscono di vedere i confini perché, credo davvero, i confini non esistono, non in letteratura, non in geografia.

Cosa e quando conta che la Woodson per questo romanzo abbia scelto il verso?

Direi poco o niente ai fini della definizione del libro, non mi interessa davvero nulla, nella valutazione del valore del libro, se si tratti di prosa “vera” o di poesia “vera”.

Eppure mi interessa moltissimo se questo implica una scelta dell’autrice, una cifra letteraria che mi sta dicendo qualcosa del suo modo di scrivere, della sua poetica, del suo modo anche di intendere un libro per ragazzi e moltissimo altro.

Siamo sempre lì, ancora una volta, e scusatemi se sono ripetitiva: è la forma a dare sostanza al contenuto, non viceversa e pochi libri riescono a renderci perfettamente questa idea come Bambina nera sogna.

Vi lascio con uno dei passaggi che più ho amato e spero proprio che se già non conoscete questo libro, edito ormai nel 2022 (l’originale è del 2014) questa mia piccola recensione di oggi possa farvi da pungolo per incrociarlo sulla vostra strada di lettori e lettrici e soprattutto portalo in classe quanto più possibile.

Un dono

Tutti sanno che mia sorella

è un genio. Le lettere arrivano ben ripiegate

dentro buste dall’aria ufciale che mia sorella tutta fiera

consegna a mia madre.

Odella ha vinto

Odella è stata la migliore

abbiamo fatto il nome di Odella per

la straordinaria prestazione di Odella nel

Ha un dono

ci dicono.

E io la immagino circondata di regali.

Io non ho un dono. Quando leggo, le parole se ne vanno

in giro per la pagina.

Quando si fermano, è troppo tardi.

La classe è già andata avanti.

Un giorno catturerò le parole. Le stringerò forte

e soffierò piano,

le guarderò volare via

dalle mie mani.

Teste fiorite Consenso ai cookie con Real Cookie Banner