How little Lori visited Times Square

Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.

“How little Lori visited Times Square”

Età: da 4 anni
Pagine: 64
Formato: 13.34 x 18.75
Editore: HarperCollins
Edizione: 2001 (1963)
Autore: Amos Vogel
Illustratore: Maurice Sendak

Oggi in cartella un piccolo albo illustrato.

Formato rettangolare, copertina rigida, lingua inglese.

Ho preso questo libro a New York. Amo quando sono all’estero entrare in una libreria e curiosare tra gli scaffali dedicati alla letteratura per l’infanzia. Inevitabilmente poi prendo almeno un libro.

How little Lori visited Times Square” ha catturato la mia attenzione.

L’ha catturata fin da subito per le inequivocabili illustrazioni di Sendak e il formato adorabile.
Poi, ho letto la storia e mi ha definitivamente conquistata.

(…ops! Forse avrei dovuto evitare il succo d’arancia…)

In classe leggiamo molto e un po’ di tutto

Abbiamo appena concluso “Gli Sporcelli” di Roald Dahl e iniziato “Caro Giraffa, caro pinguino”, ma come ormai tradizione vuole, se riesco, almeno una volta l’anno, propongo ai miei alunni un albo illustrato in lingua inglese (Make the Earth your companion; One fish, two fish, red fish, blue fish; Green eggs and ham, The Gruffalo).

Leggere “Picture books” in lingua originale, credo sia un buon modo per sperimentare, una sorta di lezione alternativa in CLIL: il piacere di una lettura diversa o semplicemente nuova e, contemporaneamente, la possibilità di testare il potere inesauribile degli albi illustrati.

Ovviamente questo libro (come tutti i libri in realtà, ma in questo caso a maggior ragione) non può essere una lettura improvvisata da parte dell’insegnante. La lettura ad alta voce va preparata per tempo. Il tono della voce, il testo, le immagini hanno un unico obiettivo: narrare una storia. Qui si narra una storia divertente, a tratti un po’ assurda, ma perfettamente in linea con il pensiero_bambino e la leggerezza e l’ironia che lo caratterizza.
L’espediente narrativo presto è chiaro ai bambini, indipendentemente dalla lingua.

Un bambino di nome Lori vuole visitare Times Square.

Ovviamente, visitare Times Square non sarà così immediato né scontato. Raggiungerla sembra un’impresa titanica. Un misunderstanding continuo. Di fatto, lo sfortunato protagonista, si trova sempre nel posto sbagliato. Inizialmente Lori persevera nell’intento, ma alla fine si abbatte. Ed ecco il finale inaspettato: l’arrivo dell’aiutante!

La lettura

Prendo il libro e aspetto.
Libro chiuso, custodito tra le mie mani, rivolto al pubblico.
Leggono.
Rileggono.
Sospettano.
Esprimono i sospetti.
“Chiara… ma che libro ci hai portato oggi?”
“Sarà mica in inglese?!?”

Sorrido.

Quindi inizio a leggere.

Cala il silenzio

“How little Lori visited Times Square by Amos Vogel, pictures by Maurice Sendak, HarperCollins Publisher”

One day Lori said to himself:
“I want to see Times Square.”

So he walked to 8th Street
and took the subway
because
he wanted to see Times Square.
But when he got off, he was at South Ferry.
So he took a bus
because
he wanted to see Times Square.

Il racconto continua così

Prende la metro per raggiungere Times Square ma si ritrova alla fermata del ferry. Prende il bus, ma si ritrova nella strada sbagliata. Sale su un taxi, ma non ha abbastanza soldi per pagarlo e si ritrova a piedi ecc.

…because
he wanted to see Time Square.

La frase ripetuta con sistematicità crea il gioco, il meccanismo, l’espediente narrativo. I bambini intuiscono al volo e dalla terza volta si uniscono al mio leggere in coro “he wanted to see Times Square”.
Dopo aver “casualmente” visitato quasi tutta New York, Lori si ritrova per l’ennesima volta nel posto sbagliato rispetto a dove vorrebbe essere: i grandi magazzini Macy’s. Qui inizia a piangere e qualcuno accorre solerte a consolarlo.

E la soluzione finale è così astrusa per gli adulti quanto immediata per i bambini.
“Adesso salta in groppa alla tartaruga che lo accompagna a Times Square”

Commenti a caldo

“Chiara, ma è Piero?”
“No è Lori, c’è anche scritto”
“Ah, vero. Però sembra Piero”
“Sì ma è Lori!”
“Ma Chiara, l’illustratore mi sembra lo stesso”
Confermo.
“Ah, lo stesso dei mostri selvaggi… io ce li ho a casa, sia questo che “Gusci di noce”

“Io sono stato in metropolitana a Barcellona”
“Io a Londra”
“Io a Milano”


“Secondo me Times Square è dove Lori era all’ inizio…”
“Chiara ma questo libro lo hai preso davvero a New York?!? Figo”

Finito il libro, lo chiudo.
Frazione di empasse.
E poi i primi “ah ah…”
Una risata in perfetto tempismo… tartaruga.

Bellissimo

La caratteristica principale del libro a figure è l’equilibrio tra i diversi linguaggi: iconico, verbale, grafico.
I testi brevi hanno sicuramente agevolato la lettura, (i bambini in classe seconda conoscono solo qualche parola, ma per i bambini non è un problema non capire tutto). Le illustrazioni mediano, completano, integrano quanto narrato. Traducono la storia in immagini. Il bianco rafforza il senso di ogni cosa, dà respiro. Più letture permettono di cogliere di volta in volta nuove finezze, nuovi particolari. Il piccolo formato, effettivamente, è più adatto ad una lettura individuale o in piccolo gruppo anziché al grande gruppo.

Concludendo…

Questo piccolo libro è un modo originale per scoprire New York. Là proprio dove tutti corrono e faticano ad ascoltarsi, trovare il modo per andare contro corrente, rallentare e dare ascolto alla voce di un bambino che chiede di visitare Times Square, ma, Times Square, potrebbe anche essere tante altre cose!

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