Il re e il mare. 21 storie brevissime
Quanto deve essere lunga una storia?
È importante che una storia sia lunghissima, lunga, breve o brevissima per valutarne il valore?
Il libro che vi racconto oggi è una meraviglia ed è composto di 21 storie brevissime tali da concentrare in sé il valore profondo della narrazione così come di molto altro. Si intitola Il re e il mare, è di Heinz Janish e Wolf Erlbruch edito da Gallucci con la traduzione di Angela Ricci.
Al netto della grandezza dei nomi dei due autori vorrei entrare un pochino in questo libro che merita davvero una grande attenzione ed anche della gratitudine per poterlo avere tra le mani.
L’albo è costruito come una serie di 21 piccolissimi racconti, uno per ogni apertura, il primo dei quali, come spesso accade nelle raccolte poetiche, dà il titolo al libro intero, con protagonista un piccolo re con la corona sempre sulla testa che di volta in volta dialoga con elementi naturali ed oggetti che incontra sulla sua strada.
L’albo inizia a raccontare la sua storia dal risguardo, uguale quello di inizio e quello di fine, in cui troviamo diversi dei protagonisti delle 21 storie ad eccezione di lui, il piccolo re e credo che questo potrebbe di per sé darci una chiave interpretativa del tutto, ma andiamo avanti.

La struttura delle 21 storie brevissime è sempre la medesima: il re che dialoga con il coprotagonista di turno – mare, gatto, scoiattolo, nuvola ombra ecc. – e cerca di capire la funzione, il ruolo, l’identità dell’altro a partire da un sé dato: essere re con la corona in testa. Talvolta il re si secca o non capisce e chiede spiegazioni, il punto è però quasi sempre lo stesso: lui parte dal presupposto di essere il re e dunque il più importante nel contesto dato ma ogni volta è costretto a ridimensionarsi nel confronto con gli elementi della natura e, persino con alcuni oggetti.

Chi è il re? E di cosa è il re? Per chi ha valore il fatto che ci sia un re? Potremmo andare avanti molto a lungo a porci domande di questo tipo e d’altro, possiamo scegliere se leggere e interpretare le storie brevissime alla lettera oppure alzare il grado di interpretazione ed arrivare a metafore più profonde, questo sta ad ogni lettore e lettrice deciderlo.

Quello che è certo è che il libro si presta ad ogni stratificazione di lettura, sa accogliere il proprio lettore e lettrice dentro facendogli tutto lo spazio del mondo: facciamo insieme questo libro, sembra dirti, e la penultima storia sembra esplicitarlo piuttosto bene.

Sebbene il libro si costruisca come una sorta di albo a catalogo in cui ad ogni apertura troviamo una storia diversa e staccata dalle altre, c’è un arco narrativo sottile e carsico che possiamo ritrovare della cui esistenza ci accorgiamo alla penultima e non proprio all’ultimissima storia “Il re e i re” là dove il percorso di domanda e ricerca del sé del piccolo re sembra approdare ad una qualche momentanea risposta.
Il re e il mare è un albo straordinario, che si colloca tra narrazione e filosofia, mi viene da dire, fatto così bene da poter essere goduto da lettori e lettrici piuttosto piccoli così come da molto grandi se si decide di lavorare su piani ermeneutici diversi. La sintesi a cui raggiungono le parole e le immagini insieme è impressionante, Erlbruch con il suo stile inconfondibile fatto di pochissimi elementi dà forma alle pochissime parole moltiplicandone il senso il ogni direzione.
Il libro, che in originale risale al 2008, arriva in libreria come un regalo per chi ama la letteratura per l’infanzia, spero avrete modo di averlo tra le mani e di godervelo e, se accadrà spero vorrete dirmi quale sarà stata la vostra storia brevissima preferita, la mia, non ho dubbi, è quella del gatto….
Buona lettura.