Senza titolo

Care teste fiorite era da tempo che volevo raccontarvi di Senza titolo e finalmente eccomi qui, spero proprio di riuscire ad incuriosirvi perché questo è un romanzo valido, interessante e bello da leggere e da guardare.

Senza titolo è un romanzo di Erna Sassen trapuntato delle illustrazioni di Martjin Van der Linden edito da Camelozampa con la traduzione di Olga Amagliani, ed è un romanzo che si configura in maniera interessante sin dalla sua idea compositiva: siamo di fronte ad una specie di diario del protagonista narratore, ma siamo soprattutto di fronte ad un quaderno di schizzi in cui le immagini intervallano i capitoli scritti e aggiungono un senso profondo al testo.

Il nostro protagonista, abilissimo disegnatore che riesce indubbiamente ad esprimersi meglio con i disegni piuttosto che con le parole, si trova in una scuola nuova (diciamo che è come se fosse passato da un Liceo a un professionale, tanto per intenderci), circondato da ragazzi che conosce ma soprattutto non riconosce nelle modalità di approccio e relazione, dei bulli, sembrerebbero di primo acchito, con una situazione familiare complessa e la migliore amica, che in realtà si configura essere qualcosa di più, sparita perché riportata in Iraq dal padre per sposarla ad un cugino.

Nella storia, come potete intuire, si incrociano e si intrecciano, è il caso di dirlo, diversi fili narrativi il cui unico punto di contatto è il protagonista narratore in prima persona. Verremo a conoscenza di situazioni e dettagli che cambieranno radicalmente l’idea iniziale che ci saremo fatti dei vari personaggi del libro, principali o secondari che siano. Nulla e nessuno è in questo libro per come appare, l’evoluzione è davvero tanta, come la metamorfosi di una bambina in uccellino che ad un certo punto il grezzissimo Dylan chiede al talentuoso compagno Joshua, il protagonista.

Ma il primo a ingannarci, e ad ingannarsi, in questo doloroso percorso di crescita lungo l’anno scolastico, è proprio lui, Joshua che appare sprezzante, sarcastico con questi nuovi compagni che teme per la forza fisica ma che disprezza profondamente quasi si trattasse di gente che non è in grado di capire, di apprezzare, di essere alla sua (di Joshua) altezza. Il nucleo del romanzo credo stia tutto qui, nel modificarsi del protagonista nel mentre accoglie indizi contraddittori rispetto al suo pregiudizio.

Il romanzo è scritto in prima persona con capitoli brevi ed una bella paratassi che non toglie nulla alla scrittura ma ne esalta la forza mimetica col parlato contenendo, per altro, moltissima parte di dialogo diretto. Si sta tanto parlando di paratassi, di semplificazione della sintassi e della scrittura per andare in contro alle esigenze dei lettori e lettrici più deboli ma non credo che il punto sia solo nel ragionare su quale sintassi risulti più o meno complessa da decodificare, credo piuttosto che la questione sia sempre nella qualità del testo, dunque nella struttura intrinseca della narrazione che per stile, poetica, opportunità narrativa, carattere del personaggio, sceglie di costruirsi con un periodare più o meno spezzato.

Senza titolo è un romanzo intrigante, che tiene il lettore vicino spesso per mimesi con il protagonista, ci sentiamo molto vicini a Joshua, ai suoi timori e forse anche, talvolta, alla sua presunta superiorità rispetto agli altri, la sua corazza principale contro la famiglia e la scuola innanzitutto che così tanto l’hanno ferito.

E poi, dentro la storia di Joshua ci sono altre storie che si svelano piano piano, parecchi sono i personaggi secondari che con relativi pochi tratti prendono una forma umana ben definita e definibile; soprattutto c’è lei, Zivan, la ragazza che rappresenta sempre senza volto nei disegni o con la forma di una capretta ricordando confidenze e giochi infantili che erano soliti fare assieme. La storia di Zivan è una storia nella storia, quella di una ragazza musulmana ma olandese che viene a forza riportata in Iraq, che si riesce per un po’ a far tornare in Olanda mettendola sotto protezione in case dove il padre non potrà trovarla per riportarla in Iraq, la questione è complessa e non riguarda solo Joshua ma tutti noi.

Senza titolo è uno dei romanzi che ho inserito nel video dedicato all’Orientamento scolastico perché il romanzo non parla affatto esplicitamente di questo ma la sua ambientazione e la costruzione del personaggio sono perfetti per far incontrare a ragazzi e ragazze storie di scoperta dell’identità e di errori scolastici, di pregiudizi sbagliati e talenti non riconosciuti. La questione delle narrazioni, del gruppo di lettura con finalità (implicite e non dichiarate) orientative mi pare centrale e interessante in un’ipotesi di scuola attenta alle identità e non ai possibili e improbabili lavori futuri.

Se prendiamo la frase di apertura del libro “Va tutto male” e quella finale “Tanto, il dolore ce ‘avevo già”, capite qual è la linea emotiva dominante, il nostro Joshua è una creatura dolorante che riuscirà a incontrare e gestire e un pochino anche a convivere col proprio dolore solo dopo aver visto e riconosciuto quello degli altri e anche aver visto e riconosciuto la bellezza in ciò che lo circonda. In questo senso l’arte, la pittura, i grandi pittori, per Joshua sono salvifici riferimenti di tecnica e di senso dell’osservazione, quello che va sulla carta ingombra meno l’anima, in qualche modo, o almeno gli da sfogo.

Beato Joshua che una strada, con il disegno, la sta trovando, e beati noi che possiamo vederla, quella strada, stampata su carta. Quanti di noi, quanti ragazze e ragazze non hanno l’occasione di incontrare il proprio talento, di riconoscerlo e vederlo riconosciuto così da potervi caricare su il proprio dolore e le proprie emozioni?

Senza titolo ha il titolo di un quadro che racconta talmente tanto che che un titolo non glielo si riesce a dare, tutto sommato potremmo leggerlo anche solo con un libro sui tatuaggi, ipotesi non del tutto peregrina per agganciare alcuni lettori e lettrici.

Chiudo con un’ultima nota sul personaggio che è maschio, voi penserete, ma ancora con questa questione dei personaggi maschi e femmine? Sì, ancora perché non si tratta di uno stereotipo di genere, certo che il romanzo vale a prescindere dal sesso del personaggio e tuttavia sappiamo benissimo che i lettori maschi, specie se non sono lettori forti, tendono a riuscire a identificarsi e riconoscersi meglio in libri con personaggi maschili e non sono poi così tanti i personaggi maschili ben costruiti come Joshua ed è per questo che ho voluto dedicare 2 righe a questa questione.

Spero Senza titolo troverà spazio tra le vostre proposte di lettura tra ragazzi e ragazze e spero che prima lo leggerete voi per scoprire quando c’è qui dentro grazie ad una costruzione narrativa, ad un periodare e a delle illustrazioni che insieme funzionano alla brande.

Buona lettura!

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