Fare figure
Del libro che vi racconto oggi avevo proprio bisogno, era da anni che ne aspettavo uno così e finalmente adesso ce l’ho!
Preparatevi perché me lo porterò su e giù in lungo e largo ad ogni incontro sugli albi illustrati e l’illustrazione…. ma non solo… in realtà quello che mi interessa di più di questo libro è il suo senso più profondo… ma provo a spiegarmi un pochino tra un attimo e intanto vi dico di che libro si tratta.
Il libro di oggi è Fare figure di Pia Valentinis edito da Topipittori nella collana Due occhi. Dieci dita.
Dunque Fare figure fa questo (e molto altro ma partiamo dal livello letterale che è meglio): crea una specie di quaderno-catalogo delle varie tecniche di illustrazione che un autore o autrice, illustratore o autrice può scegliere. Pia parte dall’inizio, dal momento in cui fa tante prove per provare a immaginare perché, e qui arriva un delle prime considerazioni fondamentali…
“tecnica, tono e formato possono portare il libro in direzioni completamente diverse.”

Da qui in poi Pia ci porta nei bozzetti, nelle prove di pennarelli, matite colorate, acquerello e chi più ne ha più ne metta, ogni pagina si configura come una pagina di appunti e prove in cui vedere, non di nascosto, l’effetto che può fare quella tecnica applicata ad un certo tipo di contenuto.

Ad aperture fatte di prove varie seguono doppie tavole in cui quella tecnica viene messa in pratica con un’immagine a tutta pagina che ci racconta tantissimo dell’autrice che ci sta raccontando di sé.

A prima vista Fare figure potrebbe sembrare un libro dedicato, appunto, alle tecniche, alla creatività di chi costruisce narrazioni con le immagini e senz’altro il libro questo lo fa. Ma quello che mi interessa di più di questo lavoro è qualcosa che sta meno in superficie, del cui senso Pia puntella ogni pagina e ogni parola e che è tutto concentrato in quella frase posta nella prima pagina: “tecnica, tono e formato possono portare il libro in direzioni completamente diverse.”
Altrimenti detto: è la forma che definisce il contenuto.
Ovvero: il modo in cui, il COME si decide di raccontare la storia, governa e informa di sé e dunque modella e influenza il contenuto. Ancora una volta, ma qui Pia Valentinis ci permette di toccare con mano il concetto astratto che vado ripetendo come un disco rotto (e vi sarete pure stancati di sentirmelo dire e vi chiedo scusa) è il come e non il cosa che conta del libro!

Solitamente, per la nostra formazione culturale e per il nostro essere adulti, penso a noi che valutiamo i libri da passare poi a lettori e lettrici piccoli o giovani, tendiamo a privilegiare la parola e tendiamo ad attribuire sensi profondi anche di questa storia un pochino astratta di forma e contenuto al testo scritto. Qui invece Pia Valentinis non solo ci porta visivamente in questo concetto facendocelo provare con le immagini ma accosta alle immagini le parole dimostrandoci quanto sia il loro stare insieme ad implicare la forma della narrazione che scegliamo e, di conseguenza, il suo cosa raccontare.
E facendo questo esercizio Pia ne porta avanti anche un altro, dal sapore autobiografico, ci apre il suo studio mentale, ci fa vedere come approccia le storie, come lavora ai libri, nei risguardi e nelle bandelle ci svela anche le cose scartate e quelle prove che nel libro alla fine non sono rientrate.

Fare figure è un libro stratificato che vorrei evitare di dover mettere da qualche parte tra la fiction e la non-fiction, vorrei lasciarlo qui dov’è al centro di un pensiero e di una pratica di lettura dei testi e delle immagini e di lavoro sulle storie in cui piano piano dell’illustrazione si perde in quello del testo e viceversa.
Godetevelo più che potete!