Quattro sorelle – anzi, cinque – a fumetti
Questo post è scritto da Elena Poletti, in collaborazione col suo blog Immaginarie, che cura la rubrica “Libri in lingua” in uscita il primo sabato del mese.
Amiche e amici di Teste fiorite, anche voi negli ultimi anni avete incontrato tra le pagine le sorelle Verdelaine? Da qualche anno la casa editrice Pension Lepic ha portato in Italia la serie di romanzi Quattro sorelle, una chicca da non perdere firmata da Malika Ferdjoukh, grande autrice del mondo francofono.
Io le ho conosciute prima, in un formato diverso. È stato un incontro romantico: ero a Parigi e in un momento di assoluta serendipity, in metro, ho scoperto che in quei giorni c’era la fiera di Montreuil, un grande evento sull’editoria per ragazzi, aperto al pubblico con un biglietto molto accessibile. Proprio lì mi sono imbattuta nella serie graphic novel di Quatre soeurs, che ha preso vita dalla collaborazione dell’autrice con la disegnatrice Cati Baur ed è stata pubblicata dalla casa editrice Rue de Sèvres.
Il mio francese è da principiante fai-da-te, i fumetti li leggo ma i romanzi non ancora: per questo, mi sono tuffata tra le 584 pagine di questo romanzo grafico in 4 volumi, e solo di recente ho letto, invece, i romanzi nella traduzione di Chiara Carminati.
Questo progetto è molto, molto interessante ed è l’esito di un lavoro di 9 anni che ha coinvolto, a quattro mani, autrice ed illustratrice. A proporre questo sodalizio è stata proprio Cati Baur, che ha contattato Malika Ferdjoukh per proporle di lavorare insieme ad un adattamento. La scrittrice, incuriosita, ha accettato di incontrarla. E da questo incontro è nata un’opera, a mio vedere, di grande qualità e molto ben riuscita
Adattare un romanzo – in questo caso, una serie – ad un diverso linguaggio, come quello del fumetto, non è mai un’operazione banale. Si tratta di una traduzione, di una riscrittura che dà vita, inevitabilmente, ad una creatura-libro differente da quella originale. Sul canale YouTube di Teste fiorite trovate un approfondimento proprio su questo tema.
Avendo conosciuto, ed amato, le sorelle Verdelaine in entrambe le versioni, ora mi sento di poter condividere qualche pensiero sulla graphic novel, proprio a confronto con la serie di romanzi.
La struttura dell’opera rispecchia la suddivisione dei romanzi: sono, appunto, quattro volumi, che ci accompagnano a partecipare alla vita della famiglia Verdelaine, una stagione dopo l’altra, per un anno.
Ogni volume è dedicato ad una delle sorelle, che ha una sua storyline sulla quale ci si sofferma un po’ di più, anche se l’intreccio si sviluppa in forma corale, quindi in ogni libro seguiamo le vicende di tutte le protagoniste. Il narratore (anzi, la narratrice) è onnisciente, come nei romanzi. La narrazione inizia in autunno con Enid, la sorella più piccola, che ha 9 anni. Prosegue in inverno con il tomo dedicato ad Hortense, 11 anni. In primavera abbiamo il libro con un focus su Bettina, 13 anni, per finire in estate con Geneviève, 16 anni.
Le quattro sorelle in realtà sono cinque, una in più delle sorelle March: la maggiore è Charlotte, detta Charlie, che ha 23 anni e si è trovata, dopo la morte improvvisa dei genitori, con la grande e delicata responsabilità di prendersi cura delle sorelle minori, e per questo ha interrotto gli studi di Medicina e ha rivoluzionato la sua vita. Charlie, che delle altre ragazze è il punto di riferimento, non ha un volume dedicato, per scelta dell’autrice. Un po’ perché, rispetto alle sorelle, è più adulta, un po’ perché il focus del titolo stesso della serie è su un aspetto relazionale, collettivo: le quattro sorelle sono parte di un insieme, ognuna di loro ha quattro sorelle con le quali ‘fare i conti’ e con le quali condivide intensamente la propria vita. Ogni volume si apre proprio con le considerazioni della sorella di turno su com’è vivere con quattro sorelle.
La graphic novel è fedele ai romanzi, come anticipato, nella struttura, nell’intreccio e nel modo in cui riesce a distillare, sulla carta, l’essenza dei personaggi e a dare a ciascuno di loro una voce chiara e distinta. La mia sensazione è che questa riscrittura vada ad espandere l’opera originale, offrendo a lettrici e lettori dei punti di osservazione in più sulla vicenda e degli spunti di sviluppo dei personaggi che vanno un pochino oltre a quanto già troviamo nei romanzi.
Cati Baur, insieme a Malika Ferdjoukh, si è trasferita mentalmente per 9 anni nella sgangherata ma affascinante Vill’Hervé, la sgangherata ma affascinante, amatissima casa a picco sull’oceano alla quale le sorelle sono visceralmente legate. Come spiega Ferdjoukh in una bella intervista, la casa rappresenta una dimensione materna e rispecchia le evoluzioni nelle vicende dei personaggi, cambiando impercettibilmente insieme ad essi. Vill’Hervé è lo sfondo teatrale sul quale si dipanano storie, è una grande casa che via via si apre a diverse persone – amici, fidanzati, cuginetti, ospiti, inquilini – ed ognuno di questi cambiamenti modifica le dinamiche, aggiunge movimento.
Baur ha fatto un lavoro splendido nel dare vita a questo luogo, che è quasi un personaggio in più, con tutte le sue peculiarità – come la scala, la vecchia caldaia e una pantegana recidiva che hanno dei soprannomi e tanti angolini segreti. Nelle sue illustrazioni, questa casa accogliente prende vita in una grande ricchezza di dettagli e respira insieme alle sue abitanti.

I quattro volumi a fumetti sono stati pubblicati tra il 2014 e il 2018, mentre i romanzi sono usciti – e sono ambientati – nei primissimi anni 2000. Anche se qui e là troviamo riferimenti alla collocazione temporale approssimativa della storia, nel fumetto, come nei romanzi, viene ricreata un’atmosfera leggermente vintage, che potrebbe fare collocare le vicende dagli anni Novanta in poi.
Il tratto di Cati Baur è morbido, molto espressivo ed estremamente versatile – riesce a passare dal registro pienamente comico a momenti di tensione drammatica e di complessità emotiva. Attraverso la sua penna, ogni personaggio acquisisce sulla carta una personalità sfaccettata. Baur ne tratteggia delicatamente insicurezze e moti di entusiasmo, segreti e paure.

La voce narrante si fa sentire attraverso didascalie, che si integrano nell’intreccio introducendo o spiegando alcuni dettagli, senza mai diventare predominanti. Come nei romanzi, i dialoghi giocano un ruolo chiave nel rendere il clima vivace della casa e le dinamiche interpersonali. Ma ciascuna sorella viene raccontata anche attraverso le tavole, le espressioni, le scene senza parole. Nel caso della storyline di Hortense, alcuni passaggi narrativi vengono svelati o chiariti attraverso la scrittura del suo diario e le lettere (che qui diventano email) scambiate con la sua amica Muguette.
Per chi non avesse ancora letto la serie, anticipo qui qualche informazione generale e qualche tema chiave, senza troppi spoiler.
Sono passati meno di due anni dalla morte, in un incidente, di Lucie e Fred Verdelaine, e le loro figlie si autogestiscono in un ménage movimentato e creativo. Charlie ha trovato un lavoro di ripiego dopo aver lasciato l’Università e si occupa della casa e delle sorelle cercando di fare del suo meglio, supportata da Geneviève, molto matura e responsabile per i suoi 16 anni, e dalla presenza discreta ma affidabile del fidanzato, Basile.

Ognuna delle protagoniste è impegnata nella propria personale avventura della crescita, tra difficoltà e scoperte. E al contempo tutte cercano di mantenere un equilibrio di branco nonostante il grande vuoto lasciato da Lucie e Fred.
Un elemento che ho amato molto in entrambe le versioni di questa narrazione sono i tratti di ‘realismo magico’ che punteggiano la quotidianità. Come lo gnomo del water con cui Enid intrattiene lunghe conversazioni.
E soprattutto, i fantasmi di Fred e Lucie, che compaiono spesso, all’improvviso, al fianco di una o dell’altra figlia, chiacchierano con loro, le consolano o danno loro consigli per poi sparire repentinamente. Le sorelle non si rivelano mai, fino alla fine, l’un l’altra di parlare con i fantasmi dei genitori, che tra l’altro si manifestano ogni volta nelle mise più disparate e buffe, a sottindere una “vita” molto attiva e piena di impegni sociali nell’aldilà. Lucie e Fred sentono ancora il bisogno di essere vicino alle loro figlie e cercano di aiutarle nei momenti di difficoltà, a volte lasciando anche tracce del loro passaggio.
I fantasmi dei genitori sono, per me, l’elemento più deliziosamente umoristico e al contempo toccante ideato da Ferdjoukh in Quattro sorelle, e Cati Baur lo ha trasferito nelle sue tavole in un modo splendido.
Tra le pagine della graphic novel, come nei romanzi, la morte non è un tabù e anzi, si intreccia continuamente alla vita.
La quotidianità scorre movimentata e chiassosa tra le pareti della villa e anche fuori, ma il senso di perdita c’è, non viene rimosso o nascosto sotto il tappeto. Il lutto è un qualcosa con cui le sorelle, insieme ma anche da sole, stanno imparando duramente a convivere, qualcosa con cui fare i conti senza lasciarsene soverchiare. In una scena molto intensa, Enid trova un momento di sfogo, forse un passaggio chiave nel suo processo di rielaborazione del lutto, investigando su una storia di fantasmi insieme al suo amico Gulliver.
Un altro tema che Ferdjoukh introduce senza timore è quello economico, che pesa molto sulle spalle di Charlie e che spesso si lega al focus sulla casa, impegnativa da gestire, piena di ricordi che a volte fanno male e però troppo amata per non difenderla ad ogni costo.
Nel corso di questo anno, tutte le Verdelaine devono affrontare il cambiamento, la necessità di rimboccarsi le maniche e mettere fisicamente ed emotivamente in ordine ciò che riguarda il passato per potersi evolvere e affrontare tutti i capitoli successivi delle loro vite.
Grazie alla sinergia tra autrice ed illustratrice, questa serie a fumetti compie una magia, paragonabile per certi versi a quella di certe trasposizioni cinematografiche ben riuscite. Aggiunge sfumature, luci, riflessi al testo originale, espandendone in qualche modo i confini. Per chi ha finito di leggere i romanzi e ha nostalgia di Vill’Hervé, un’occasione perfetta per ritornare in questo universo.