Viaggio al centro della spugna
Mi capita a volte di incrociare qualcuno che mi faccia conoscere libri ormai fuori catalogo ma preziosi, delle piccole chicche che magari raccontano l’infanzia di chi li ha letti e riletti e vorrebbe leggere e rileggere quella storia a bambine e bambini di oggi.
È quello che mi è successo qualche giorno fa a Modena, alla libreria Piccole abitudini, quando Giulia, una delle libraie, mi ha fatto conoscere il libro che vi racconto oggi.
Viaggio al centro della spugna Hans Traxler, edito da El, è il tripudio dell’assurdo, un libro di puro nonsense che si protrae ai limiti della consequenzialità logica per moltissime pagine.

Il protagonista è Tizio, un tizio qui illustrato, dice il testo. Un Tizio che potrebbe sembrare uno qualsiasi ma c’è da chiedersi se una persona qualsiasi sarebbe in grado di ritrovarsi in una storia come questa e diventarne protagonista lasciandosi trasportare dalla serie di incredibili eventi.

Quanto Tizio strizza la spugna ecco che esce il mare e da lì in poi, cerco di mettervi più pagine possibili di questo libro così ve ne rendete conto, accade l’impossibile, anzi, meglio, l’incredibile.

La storia di Tizio si succede un avvenimento dietro l’altro senza soluzione di continuità, un’assurdità tira l’altra e Tizio non batte ciglio.

Il testo che segue le pagine è minimo e rende solo conto del passaggio di scena del protagonista, senza giudizi, indicazioni, nulla che possano aiutare il lettore a ricondurre la situazione a qualcosa di razionalmente comprensibile.

Pagina dopo pagina dall’incredulità si passa alla riso, Viaggio al centro della spugna è sicuramente un libro che trae molto giovamento dalle letture e riletture perché credo sia proprio nell’iterazione che il germe del nonsense mette al meglio il suo seme.

A questo punto resta da chiedersi: che senso ha un libro come questo?
Cui prodest una storia come quella di Tizio?

Il nonsense ci mette sempre in difficoltà, come adulti, il non riuscire a ridurre una narrazione ad un senso logico ci destabilizza. E tuttavia vale la pena tenere conto di almeno un paio di cose: la prima è che per i bambini e le bambine la questione è molto diversa. Le loro logiche di pensiero non sono ancora così rigide e la loro capacità di sospendere l’incredulità è potente e dentro le storie con una logica diversa da quella condivisa possono trovarsi a loro agio.

La seconda osservazione riguarda invece un aspetto più profondo relativo al fatto che il nonsense allena la mente alla non unicità della realtà e della logica realistica.
Concepire che esistono più tipi di logica e che non è detto che quella che usiamo normalmente, e che ci permette – sia chiaro- di muoverci nella realtà con una qualche sicurezza, sia l’unica o la migliore.

Il nonsense ci allena ad un modo diverso di pensare e immaginare e facendo questo permette al nostro cervello di lavorare in maniera più complessa, ampia, anche più pronta alla lettura di dati e all’interpretazione degli stessi in maniera non univoca.
Viaggio al centro della spungna è fuori catalogo da molti anni e quindi credo potrete trovarlo solo in biblioteca ma colgo l’occasione per chiedere la ripubblicazione di questo gioiellino, magari con una traduzione rivista e con un formato più adatto alla forza delle immagini.
Care case editrici, chi ci pensa?
Buona lettura