Willy sogna

Finalmente arriva in Italia Willy sogna di Anthony Browne edito da Camelozampa con la traduzione di Sara Saorin.

Forse potrei aprire e chiudere così questa recensione, dopotutto una volta che uno vi dice che è disponibile un nuovo libro di Anthony Browne di cosa altro avete bisogno per convincervi dell’assoluta qualità del libro e altrettanto assoluta necessità di averlo?

E invece no, abbiate pazienza ma qualche cosa riguardo Willy sogna la devo proprio scrivere!

Partiamo col dire che Willy è un personaggio speciale nei libri di Anthony Browne perché è un personaggio che torna: Willy sogna è, se non vado errata, il primo libro di Willy edito in Italia ma è stato il quinto con questo personaggio pubblicato dall’autore, era il 1997. Possiamo dire forse che Willy è un personaggio seriale e anche che porta in sé un carattere unico, è come se diventasse correlativo oggettivo dell’infanzia, delle possibilità, delle difficoltà e della capacità immaginativa di questa età.

A differenza degli altri libri di Browne che conosciamo in Willy sogna non c’è una vera e propria narrazione portante, si tratta piuttosto di un albo a catalogo in cui si susseguono i vari sogni di Willy in un ritmo circolare che apre e chiude il libro con una tavola che sembra essere la medesima se non fosse per alcuni, non pochi e non piccoli, dettagli che ne modificano completamente il senso. L’albo si apre e si chiude con un’affermazione data: “Willy sogna.” E poi parte un catalogo di “a volte” in cui ritrovare i sogni di Willy.

Ciò che regna sovrano nella costruzione della narrazione a catalogo è secondo me lo stile delle illustrazioni e con questo non intendo lo stile con cui l’autore crea le immagini – Browne è sempre molto riconoscibile nella sua tecnica tanto realistica da poter permettersi narrazioni surreali – bensì il modo in cui le tavole significano: siamo in un mondo di citazioni. Willy, come tutti noi d’altronde, vive in un mondo di immagini (tra cinema, arte, letteratura, realtà) e nei suoi sogni ritroverete i suoi punti di riferimento visivi prima ancora che culturali. Non farete fatica a riconoscere un dominio di Magritte, ma anche la metafisica di De chirico, e poi Paul Klee, Dalì e chi più ne riesce a individuare lo faccia. E poi ritroviamo Elvis Presley, Chaplin, il Mago di Oz (cinematografico), Mary Poppins e tantissimi altri personaggi. Tanti e tali da far sembrare Willy sogna una summa dei riferimenti culturali e narrativi principali a cui attinge l’opera di Browne…

Ma arriviamo a quello che più ci interessa: come tutto questo sta insieme ovvero: come è fatto questo libro per reggere così tanti riferimenti colti senza stancare, a creare un catalogo tenendo desta l’attenzione narrativa, a portarci a cercare e ricercare in tantissime riletture dettagli che ci erano sfuggiti?

Credo che il segreto di questo libro di Browne stia tutto nella costruzione del personaggio, il gorilla Willy, che ha una forza di presenza tale da modificare ogni dettaglio e ogni camuffamento onirico in un’allegoria di se stesso. Seguite, ad esempio, la traccia che segnano le banane in ogni tavola: le varie versioni di Willy e le citazioni in cui capita dentro, sogno dopo sogno, sembrano perfettamente realistici e realisticamente riprodotti finché non ci accorgiamo che al posto di un elemento tipico di quella citazione appare una banana che invece è l’elemento identificativo di Willy… che la banana sia il correlativo oggettivo dei sogni di Willy? Può essere, a voi valutarlo, diciamo che il frontespizio forse potrebbe dare un aiuto in tal senso.

In Willy sogna nulla è come appare, o così sembrerebbe, in un gioco di specchi tipico del viaggio onirico in cui i sensi si moltiplicano anche a causa, o grazie, a voi decidere, all’essenza gorillesca di Willy e di tutti i personaggi che incontra e incarna. Nessun elemento umano, ad eccezione di un paio di tavole, eppure, come ha sostenut Browne nelle sue interviste, è il gorilla, per lui, la rappresentazione più fortemente umana dell’umano.

Chiudo, per davvero perché mi sono dilungata sin troppo, sottolineando la forza enorme che Willy sogna può avere come punto di partenza per l’autonarrazione, e voi, cosa sognate? Come vi sognate?

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